“Pensare in presenza. Conversazioni, luoghi, improvvisazioni”, Liguori, Napoli 2008.

ROMA, 27 marzo 2010 alle ore 16,30

Centro studi Edith Stein

via dei serpenti 100, int.1

 

NAPOLI, 12 aprile 2010 ore 18.00 Libreria Feltrinelli

LA POLITICA. IMMAGINAZIONE, POTERE, PRESENZA
A partire dalle ultime pubblicazioni della comunità filosofica
femminile di Diòtima e del libro di Chiara Zamboni Pensare in
presenza
(Liguori), Stefania Tarantino, Tristana Dini e Giovanna
Borrello si interrogano con le autrici sulle contraddizioni del presente,
sul rapporto tra potere e politica e su che cosa sta cambiando nelle
nostre teste e nella dimensione pubblica.

Con gioia ho presentato questo libro di Chiara Zamboni a Roma e a Napoli. Dico “con gioia” perché è uno di quei libri che sono riuscita a fare mio e che ha molte corrispondenze con il modo in cui intendo non solo la filosofia ma anche la musica. La stessa decisione di fare filosofia, come percorso di vita e non solo di ricerca intellettuale, è legata alla presenza di una persona che mi ha dato l’impressione, mai smentita, di essere portatore di verità e di libertà. Sin da bambina, il mio modo di procedere nelle cose della vita, era per negazioni: “questo per me no”, “non voglio diventare così”, “non farò mai questo”; quando invece mi trovavo di fronte a situazioni e a persone di cui condividevo lo stile, così come accadde con Nando, allora capivo che c’era un modo di essere, un modo assai vicino al senso di una vocazione, che sentivo di poter condividere con tutta me stessa. Il punto era che le parole di quel professore erano capaci di risvegliare in me il senso di una politica come trasformazione del reale e di me stessa. Con quella presenza filosofica, che tra l’altro avevo incontrato grazie alla mia maestra di pianoforte, avevo toccato quel punto di tangenza tra linguaggio ed essere, che rappresenta uno dei fili conduttori di questo libro. Un libro che si compone di due parti: nella prima Chiara tratta delle forme dello scambio vivo di pensiero, nella seconda, invece, del sentimento della presenza, di ciò che si prova di fronte alla presenza dell’altro.

Per Chiara Zamboni non si tratta del valore intellettuale della presenza, dell’identificazione nel discorso dell’altro per arrivare a essere come lui o lei, ma della creatività che la relazione produce in noi stessi e fuori di noi. Questo è uno dei punti che Chiara tocca e su cui ritorna a più riprese nel libro: l’indeterminazione, ciò che sfugge al nostro continuo “determinare”, è una qualità del nostro esserci che non sappiamo mai in anticipo come si manifesterà.