Interviste / recensioni

“In seno alla riflessione sull’intricata e scivolosa «questione umana», interrogativi sono stati i punti di partenza di un cammino dialogico intrapreso dal 20 al 24 marzo 2017 dalla prof.ssa Stefania Tarantino, studiosa delle filosofe del XX secolo, nello spazio pregno di memoria storico-culturale dell’ Istituto Italiano degli Studi Filosofici di Napoli (Palazzo Serra di Cassano, Via Monte di Dio 14). Ci hanno accompagnato lungo il percorso pensatori e pensatrici che attraverso la ricerca filosofica si sono addentrati nella chiaroscurale «questione dell’umano» che continua a riemergere energicamente dal profondo delle storie individuali e della storia collettiva”.

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Una mia recensione al libro: Cambiare (il) lavoro. Indagine tra necessità e desideri,

a cura di Roberta Di Bella e Romina Pistone,

Qanat, Palermo 2016.

“Ecco perché vorrei concludere questa recensione riprendendo l’incipit del romanzo di Virginia Woolf, Gita al faro, citato nell’intervista di Delia Altavilla. Ciò che per un uomo non si può fare perché irragionevole (non si esce mica con l’aria di tempesta che sta arrivando!) per una donna è invece possibile (si può uscire lo stesso, anche se c’è aria di tempesta!). Parlare di lavoro, provare a cambiare (il) lavoro, porta aria di tempesta. Ebbene, nonostante la pioggia, il vento forte, i fulmini e i lampi, le donne sono già da tempo in cammino, proprio in direzione di quel faro, e nel pieno di una tempesta che non le spaventa!”

Per amore del mondo

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«Con chi desideriamo stare in compagnia? Ho cercato di mostrarvi che le nostre decisioni sul bene e il male dipendono dalla scelta dei nostri compagni, di coloro con cui vogliamo passare il resto dei nostri giorni.»

E’ a partire da questa riflessione di Hannah Arendt che lo scorso 17 marzo la filosofa Stefania Tarantino ha tenuto a Napoli una lezione dal titolo «L’interpretazione di Hannah Arendt del sensus communis di Kant», nell’ambito delle iniziative del Café Philo, coordinato da Rita Felerico, quest’anno dedicato al rapporto tra etica e cittadinanza.

Ho ascoltato con passione la lectio di Stefania Tarantino e, da storica,  ho riflettuto sul fatto che la centralità di una comunità formata da individui capaci di esercitare un giudizio morale indipendente è al centro anche di alcune recenti ricerche, inserite nel filone dei cultural studies, relative a quella che è stata definita “l’invenzione” dei diritti umani.

Leggi tutta l’intervista a Stefania Tarantino di Maria Rosaria De Rosa

Report su Fuori centro Scampia

“En un momento de profunda crisis del proyecto europeo, y precisamente porque toda crisis es una oportunidad para volver a empezar, celebramos la aparición del nuevo libro de Stefania Tarantino, que nos proporciona criterios con que enjuiciar la situación actual y tratar de abrir nuevos horizontes al pensamiento filosófico y a la práctica política, repensando Europa desde su propio origen. María Zambrano y Simone Weil son los hilos conductores para este reencuentro con las raíces frustradas de nuestra civilización, partiendo de la convicción de que estos vestigios ocultos y olvidados, no por aparentemente fracasados son menos reales que los que han resultado triunfantes en la cultura occidental”.

Leggi tutta la recensione di Emilia Bea

 

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“Il bel libro di Stefania Tarantino su María Zambrano e Simone Weil si fa apprezzare per almeno due motivi: in primo luogo, per la felice intuizione di leggere parallelamente il pensiero di queste due filosofe del Novecento, accomunate, nonostante la diversità dei loro percorsi, da alcune affinità profonde; in secondo luogo, per il rilancio della scommessa del pensiero della differenza sessuale come chiave di lettura feconda per interpretare due autrici che, pure, non furono femministe.

Il testo è diviso in due parti, la prima dedicata a María Zambrano, la seconda a Simone Weil: il confronto, lungo il testo, è per lo più suggerito attraverso brevi rimandi, mentre è sviluppato esplicitamente nella conclusione”.

Leggi tutta la recensione di Wanda Tommasi al mio libro sul sito di Diotima

 

Recensione di Wanda Tommasi in pdf

diotimacom

“…Stefania Tarantino mette in luce come la sua filosofia in atto e pratica infranga la fortezza della filosofia tradizionale con una peculiare energia di guerriera – nel senso di azione inventiva (Angela Putino) – che le permetterà fra l’altro nei suoi ultimi mesi, chiusa in un piccolo ufficio della Resistenza francese in esilio a Londra, di tracciare pensieri fondamentali per concepire un nuovo modo di vivere e di convivere…”

 

Leggi tutto sul sito di Adateoriafemminista

Desideriamo che un negoziato tra la Grecia e gli altri Paesi dell’ UE si apra all’insegna di una rigenerata fiducia per superare precedenti paradigmi alimentati da uno sterile pensiero unico.

Suggeriamo ai Capi di Stato e Governo Europei di leggere e meditare a fondo sia l’enciclica di Papa Francesco “Laudato sì”, sia il testo “Senza madre. L’anima perduta dell’Europa” della filosofa Stefania Tarantino, testi straordinariamente illuminanti.

 

COMUNICATO STAMPA

Pubblicato sulla rivista Diotima filosofe – Per amore del mondo

Da ormai un anno ho ricevuto come regalo il primo disco di Stefania Tarantino in collaborazione con Maria Letizia Pelosi e Ciro Ricciardi, il progetto-band Ardesia, nato nel 2009 sulla spinta di musicare parole che hanno fatto la differenza nel percorso femminista europeo. Carla Lonzi, Hannah Arendt, Virginia Woolf sono solo alcuni dei nomi che riprendono vita nelle canzoni.

Avevo l’intenzione di scrivere qui una recensione del disco, ma nell’apprestarmi a farlo è nato in me un altro desiderio, che è quello di ragionare sul fertile intreccio tra arte e politica, che Stefania sa tessere abilmente e su quello che accade quando canta. Questo perché il titolo dell’album, Incandescente, non smette di rimandarmi a lei, a come i miei occhi e la mia esperienza l’hanno conosciuta profondamente.

Ammetto che sino a quattro anni fa non avevo idea che la musica fosse il colore più intenso dell’essenza di Stefania, ai ritiri filosofici in cui ci incontravamo difficilmente ne parlava, non ho mai capito se per una forma di umiltà o se per il peso che nella contemporaneità comporta investire sul proprio talento artistico.

Per questo ricordo ancora la prima volta che cantò per me, io stavo attraversando un momento particolarmente difficile e lei decise di sorprendermi e dedicarmi una canzone, un abbraccio vocale caldo e potente… indimenticabile. Ricordo di essermi commossa, di quella commozione infantile di quando si scopre un regalo nascosto nell’armadio, per la sorpresa di un talento incarnato così evidente che fino a quel momento non conoscevo, unito alla capacità di quella voce di entrare in luoghi profondi e intimi del mio essere donna, portando forza e nutrimento.

La voce di Stefania riesce a restituire quell’intensità dirompente a parole che hanno segnato e continuano a segnare la vita di molte donne; riuscire a trasformare Vai Pure in una canzone, uno dei testi a mio avviso più dolorosi e importanti di Carla Lonzi, credo sia un’impresa di una rilevanza politica estremamente interessante ed efficace. Questo mi riporta alle origini del femminismo italiano, in cui arte e politica si muovevano in una circolarità fertile in cui il gesto creativo apriva e dava linfa all’agire, come ci segnala il testo Matrice a cura di Donatella Franchi.

La scommessa che, cantare ed esprimersi con la musica, possa ancora fare parte di uno slancio politico radicale, restituisce a tutte e a tutti una dimensione più grande sul piano del simbolico, rispetto lo schiacciamento di realtà che troppo spesso l’arte ha prodotto negli ultimi decenni.

Ad oggi riconosco negli interventi musicali di Stefania una capacità di rottura dell’ordine precostituito consistente, grazie a una libertà tellurica che sa muoversi e mescolare con un taglio preciso, lingue diverse, autrici, amiche e donne preziose. Riconosco in questa libertà, non solo il frutto del movimento creativo che non si irrigidisce su modelli già codificati, ma anche il guadagno della pratica quotidiana del partire da sé, in cui arte e vita non sono separabili.

Per questo le parole di Lonzi, come quelle di Emily Dickinson e delle altre donne presenti, non riemergono dai testi neutre attraverso la voce di Stefania, bensì risuonano del suo corpo e della sua esperienza, in una sfida continua del portare nel mondo una forza femminile indomabile.

Da quel lontano giorno di quattro anni fa continuo a sostenere Stefania nella sua carriera musicale, come un cammino estremamente importante, nella convinzione profonda che la sua incandescenza sonora arricchisca e trasformi chi si lascia toccare dalle sue corde.